peperone“Quando ero piccolo, avevo circa quattro-cinque anni, papà aveva preso in affitto una casa in campagna, a Savignone, vicino a Genova, dove c’era un maiale e anche un orticello dove lui si era piantato tutte le sue cosettine, pomodori e altro e poi una pianta di peperone. Premetto che in quel posto lì i peperoni non vengono quasi mai, perché la pianta del peperone fa fatica a crescere, a causa del clima. Tutti i contadini che arrivavano da lui lo prendevano per il culo con questo peperone, ‘non ce la farà mai a nascere’, invece lui sosteneva ‘io ce la farò’. Si era riempito la casa di libri sui peperoni e sui concimi di ogni tipo.

Dopo un po’ viene fuori questo peperone, che era piccolissimo, grosso come un indice o poco più, e allora non ti dico: fa venire tutto il paese a vedere il peperone, ‘il peperone, il mio peperone!’. Va lì tutti i giorni a lucidarselo, a momenti fa delle preghiere a questo peperone affinché cresca. Io, piccolo e affascinato, a vederlo tutto il giorno lì nell’orto con ‘sto peperone pensavo, ‘Dio, chissà cos’è’. Un giorno che lui non c’era, vado a guardarmi questo peperone, lo prendo ed ero così attirato che… gli do un morso.

Do un morso al peperone, sentivo come una specie di attrazione. Il giorno dopo, la mattina papà va all’orto e sento un urlo disumano, da orango… che Tarzan non è niente in confronto: ‘Ahhhhh! Quale insetto maledetto mi ha morso il peperone?!’. Butta via tutti i libri sui peperoni e si compra tutti i libri sugli insetti per capire quale si era fatto fuori il peperone. Convoca contadini, esperti, da tutte le parti della Liguria ma non riesce a scoprire cosa possa essere questo malefico insetto che ha morso il suo peperone.

Un giorno, un po’ scoraggiato, stava con questo peperone in mano nell’orto, piccolo, avvizzito. Io ero sulla scala dell’orto, lui guarda il peperone, alza gli occhi e mi vede, riabbassa gli occhi, guarda il peperone, mi riguarda, si guarda un po’ intorno, pensa, mi punta contro il dito e mi fa ‘Sei mica stato tu?’ e io ‘Che fai, mi picchi?’. Sono fuggito terrorizzato, e mi ha rincorso per tutto il paese tipo nonna Abelarda o il fumetto di Paperon de’ Paperoni con le eliche, e poi tutto è finito lì; è un ricordo carino.” (Cristiano de André)

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