stivali-fangoUna delle grandi innovazioni di Walter Bonatti fu l’abitudine di documentare con precisione, per iscritto e per immagini tutte le sue imprese, a partire dalle prime scalate degli anni ’50. Se è vero che gli alpinisti hanno sempre portato con sé una macchina fotografica, indispensabile come prova del raggiungimento del traguardo, Bonatti fu innovatore da questo punto di vista grazie a una speciale passione e al suo talento naturale. È proprio in virtù di quest’arte che diventerà il più grande fotoreporter di “Epoca”, l’avventuroso esploratore di tante imprese “ai confini del mondo”.

Anche per le avventure “in solitaria” Bonatti mise a punto delle tecniche per fotografare sé stesso nelle varie fasi dell’esplorazione, mediante l’uso dello scatto radiocomandato, una tecnica sofisticata appena introdotta negli anni ’60, e/o di semplici prolunghe a pertica, un po’ come gli attuali “bastoni da selfie” che troviamo nelle bancarelle. Nella doppia pagina che pubblichiamo qua sotto (tratta dal volume Le Grandi Avventure del 1966) si notano alcuni scatti della canoa presa dalla prua, e si vede anche il trucco (in basso a sinistra): una fotocamera montata su una prolunga d’acciaio che sporge di un metro oltre la canoa. L’effetto è splendido, e Bonatti dimostra di sapersi mettere bene in posa. E che dire poi della passione, oggi attualissima, di fotografarsi i piedi? (09/07/15, Redazione)

Selfie-Walter

Nella foto in basso a sinistra si nota la prolunga che sporge dalla prua e sorregge la fotocamera. Le altre foto della pagina sono quindi dei “selfie” ben composti.


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